Il viaggio intrapreso all’interno dell’opera di Caproni è un’escursione ad alta quota, l’aria è buona, fina e talvolta è bene sedersi a contemplare il paesaggio. Ben oltre l’occasione del centenario della nascita e il doveroso omaggio ad una delle voci più alte della letteratura italiana contemporanea, ogni giorno di lavoro dedicato alla sua poesia è un’esperienza di crescita. Fin dalla nostra prima collaborazione teatrale, per Santa Maria D’America nel 2004, con Federico Odling abbiamo ipotizzato una messinscena del poemetto Il Conte di Kevenhuller del 1986, un denso testo della maturità dove un cacciatore insegue un’allegorica Bestia Feroce e ingaggia un corpo a corpo con il male assoluto. Caproni gioca nella composizione a disporre l’azione del protagonista tra le pieghe di un libretto musicale e abbiamo raccolto questa sua scelta come un’istigazione al teatro.
Ma Il Conte è solo una vetta di una più vasta catena montuosa ed è stato naturale prolungare l’esplorazione ai Versi livornesi dedicati alla madre, al famoso Congedo, ai sorprendenti e anarchici Controversicoli caproniani, alle nitide prose.
Abbiamo incontrato, distribuite in tutto l’arco della sua opera, numerose parole estratte dal lessico musicale: orchestra, concerto, cabaletta, partitura, cadenza. E’ uno dei segnali che hanno catturato la nostra attenzione. L’amore mai sopito per la musica che il giovane violinista Caproni, una volta abbandonati gli studi compositivi, ha riversato nella scrittura, la sua dichiarazione di poetica sintetizzata nel “far musica nuova senza abbandonare il linguaggio tonale”, la limpida cantabilità ma al confine del nulla, come scrive di lui Calvino, hanno fatto da guida alla nostra sensibilità e ci hanno spinto ad attraversare la sua opera in forma di concerto.
Nel territorio spurio e di confine del teatro, in una invenzione a due voci, in una suite con personaggi, mettiamo in gioco la nostra natura di interpreti, convinti che Poesia e Musica possano costituire la risposta meno provvisoria all’imbarbarimento da consumo.
Federico Odling e Andrea Renzi
invenzione a due voci
testi Giorgio Caproni
musica Federico Odling
regia Andrea Renzi
suono Daghi Rondanini
costumi Ortensia De Francesco
direzione tecnica Lello Becchimanzi
una produzione Teatri Uniti