Il lavoro ha inizio con la vibrazione di suono e luce, che evoca il farsi dello spazio cosmico all’inizio della creazione, per poi lasciare spazio all’immagine del mito antico e fondante di gran parte della nostra cultura occidentale e mediterranea: il serpente che offre il frutto della conoscenza del bene e del male ad Eva, in un aldilà che è sia aldilà del tempo che dello spazio, invitandola attraverso il precipizio nella materia, ad un immaginario ballo sinaptico. In questo ballo si assiste allora all’incontro e scontro delle energie che costantemente, su diversi piani, plasmano la materia. Così, prendendo in prestito l’antico racconto della Genesi, in cui gli esseri umani precipitano nell’esistenza terrena facendo esperienza della vita e della morte, del bene e del male e dunque dell’esistenza duale, la performance si avvale di suggestioni e spunti rubati alle neuroscienze. Queste indagando il funzionamento del cervello e della mente, osservandone i fattori che ne determinano plasticità e mutamento e suggeriscono al lavoro le peculiarità che contraddistinguono l’emisfero destro e quello sinistro. L’approccio arbitrario e intuitivo al funzionamento e allo sviluppo dei circuiti cerebrali, che in sostanza determinano la natura specifica di ognuno, lascia emergere una forma di relazione continua e di influenza costante reciproca fra l’esperienza del corpo, del suono e dell’immagine, che confluiscono in un campo vibrazionale. Qui, la struttura di base determinata dal corpo in movimento, dall’immagine e dal suono, è sempre fluttuante, sensibile, estranea a strutture definitivamente stabilizzanti e si manifesta in aree che sempre rinnovano la loro forma visibile, mantenendo le loro caratteristiche iniziali come matrici di base. Il processo è il medesimo che nell’esistenza di ognuno permette la determinazione, la formazione e la trasformazione dei circuiti sinaptici, in un intreccio di eredità genetica, esperienza relativa all’ambiente e relazioni interpersonali. A livello corporeo sono indagati meccanismi di on/off dell’azione, ascolto della retroazione, arresto e partenza, strutture ordinate e caotiche, organizzazione e disorganizzazione del moto. Il rapporto fra danza, suono e luce si muove come un circuito vero e proprio in cui la sollecitazione di ogni fattore che agisce simultaneamente, porta alla trasformazione del processo e in ultimo alla trasformazione dei fattori stessi che lo determinano, mantenendo la matrice iniziale ma sviluppandone costantemente la forma e la potenzialità.
Performance interattiva fra danza musica elettronica e video
ideazione Alessandra Luberti, Domenico Sciajno
coreografia Alessandra Luberti, Sayoko Onishi
danzatrici Sayoko Onishi, Emmanuelle Ponthieu
musiche dal vivo e elaborazione video tramite luce e suono Domenico Sciajno
elaborazione video con Isadora Peppino Sciortino
produzione Compagnia Esse p.a., Antitesi, New Butho School, DDS media, Officine Ouragan, Palermo